Ti avevo detto che avremmo festeggiato un compleanno speciale! Il 12 febbraio del 1809 nasceva Charles Robert Darwin, lo scienziato inglese che ha formulato la teoria dell’evoluzione, una delle teorie scientifiche più importanti, profondamente sovversiva per l’epoca in cui viveva, capace di segnare per sempre anche la cultura e la storia del pensiero filosofico.
Praline di scienza: variazione, selezione naturale ed evoluzione
Con la teoria dell’evoluzione, ufficialmente pubblicata nel 1859 nel libro On the origin of species by means of natural selection, Darwin mise in crisi quella che fino ad allora era stata la convinzione indiscutibile sull’origine della vita sulla Terra, la creazione divina. Le 1250 copie stampate si esaurirono in un giorno, ci credo!
Provo a riassumerla così.
1. Tutte le specie di esseri viventi, anche l’uomo, non sono sempre state così come le vediamo oggi, ma si sono originate, a partire da una specie ancestrale, a causa di un lento processo di cambiamento nel tempo.
2. Nelle popolazioni di ciascuna specie, nei singoli individui, si verificano variazioni casuali dei caratteri, che possono o meno favorire la loro sopravvivenza nell’ambiente in cui vivono. I caratteri che si rivelano più favorevoli, migliorando la capacità di adattamento degli individui che li presentano, consentono loro di riprodursi con maggiore efficacia, rispetto a quelli meno adattati.
3. Con la selezione naturale, quindi, i caratteri più favorevoli alla sopravvivenza degli individui in determinate condizioni ambientali vengono trasmessi ai discendenti e fissati nella popolazione.
4. Quando i caratteri trasmessi portano a modificazioni sostanziali nelle generazioni successive rispetto alla quella di partenza, si presentano i presupposti per la formazione di una nuova specie.
5. L’evoluzione, quindi, è dovuta alla somma nel tempo delle variazioni casuali dei caratteri che, sotto la pressione della selezione naturale, si rivelano più adatti alla sopravvivenza degli individui nell’ambiente naturale in cui la specie vive.
Il contributo di Darwin
Ciò che per noi ora è scontato e acquisito, al tempo di Darwin non lo era affatto, anzi costituiva lo scardinamento delle certezze, quelle stesse con cui era cresciuto lo scienziato, un affronto al pensiero dominante. Inoltre, collocando anche l’uomo nel processo evolutivo, paragonandolo a qualsiasi altro essere vivente, Darwin aveva messo in discussione la sua superiorità rispetto agli altri animali, “ponendo di nuovo in causa il senso, e il posto, dell’uomo nel cosmo”, per dirla con le parole di Giorgio Celli.
C’è da aggiungere che, eliminando il presupposto di un atto di creazione divina e considerando le variazioni indipendenti dagli organismi, quindi prive di qualsiasi progettualità esterna, Darwin introduceva uno sguardo scientifico e non soggettivo sui processi evolutivi e biologici in generale. La biologia, la scienza della vita, poteva essere considerata al pari delle altre discipline scientifiche e studiata con oggettività.
Come nasce la teoria di Darwin
Ristudiando Darwin dopo tanti anni, ho scoperto il fascino del processo che ha portato lo scienziato inglese a formulare la sua teoria, ma ho anche raccolto spunti interessenti e utili insegnamenti.
Il viaggio del Beagle
Se Darwin fosse rimasto a casa, in Inghilterra, a fare il medico come voleva il padre o il pastore di anime, la teoria dell’evoluzione l’avrebbe scritta di sicuro qualcun altro. E invece, nel 1831, riuscì a partire come naturalista a bordo del brigantino Beagle, un trealberi della marina inglese, che avrebbe fatto il giro del mondo in 5 anni. In questo viaggio ebbe la possibilità di visitare luoghi lontani, scoprire fossili in Argentina, vedere foreste lussureggianti, praterie e deserti, osservare fenomeni geologici e isole sperdute nell’oceano, animali e piante mai visti prima. Il viaggio con il Beagle è stato l’occasione per cominciare a elaborare la sua teoria. Quando si dice che i viaggi portano sempre a una scoperta e che non si torna mai come si è partiti!
Tutto nasce dall’osservazione
Darwin, da bravo naturalista dell’ottocento, osservava e annotava tutto quello che vedeva, faceva schizzi e raccoglieva reperti. E si faceva domande. Ed è stato proprio osservando in maniera critica che è arrivato alla teoria dell’evoluzione. Trovando fossili di animali estinti simili a quelli ancora viventi, cominciò a chiedersi come fosse possibile se le specie erano considerate immutabili nel tempo.
Fu il soggiorno di poco più di 40 giorni alle isole Galápagos a rivelarsi decisivo. Questo arcipelago di isole vulcaniche è situato nel Pacifico, sull’Equatore, a circa 650 miglia dalla costa dell’Ecuador. Ha però un clima differente da quello della terra ferma, per la presenza delle acque fredde della corrente di Humboldt. Sulle varie isole potè osservare specie di animali simili a quelle viste sulle coste dell’America Latina eppure diverse, ma ancor più incredibilmente simili tra loro per alcune caratteristiche, ma diversissime per altre. Il caso più noto è quello dei famosi fringuelli di Darwin, differenti sulle varie isole e nei diversi ambienti per la forma del becco. A Darwin era chiaro che la la forma del becco differisse in base al tipo di alimentazione, ma questo implicava che gli uccelli si fossero adattati a condizioni diverse nelle varie isole. Si trovava nuovamente di fronte a qualcosa che andava contro le convinzioni della sua epoca, la creazione divina e l’immutabilità delle specie.
Il rischio di aspettare troppo
Tornato in patria, Darwin studiò il materiale raccolto, scrisse Viaggio di un naturalista intorno al mondo e altri contributi e continuò a rielaborare le sue idee sull’evoluzione, intuendo la crucialità della selezione naturale e cercando il modo di presentare una teoria coerente e il più possibile completa.
Venti anni dopo il ritorno dal viaggio col Beagle era pronto a scrivere un compendio della sua teoria, ma Darwin ricevette la lettera di Alfred Russel Wallace che gli comunicava di essere arrivato a una teoria sull’evoluzione. Ecco, dopo tanta fatica Darwin rischiava di perdere la priorità sul lavoro di una vita. Per fortuna, tra gentiluomini ragionevoli trovarono un accordo e, nel 1858, fecero insieme una comunicazione alla Società Linneana. Wallace, comunque, riconobbe a Darwin la completa paternità scientifica, per aver non soltanto intuito ma anche dimostrato la teoria dell’evoluzione. Bene così, no? A me non resta che ricordare, anche per esperienze personali, che aspettare troppo a tirar fuori le idee dai cassetti è rischioso, concordi?
Per concludere
Darwin non aveva tutti gli strumenti per comprendere i meccanismi biologigi e genetici alla base dell’evoluzione, non sapeva quello che la biologia molecolare e la genetica avrebbero scoperto anni più tardi, eppure è riuscito a darne una spiegazione piuttosto coerente. E poi era consapevole del fatto che la sua teoria non potesse e non possa essere dimostrata in maniera sperimentale.
Ecco, mi viene da pensare che a un certo punto si sia detto, nonostante i 20 anni di studi, fatto è meglio che perfetto! Una cosa che dovremmo tenere a mente anche noi, non come scusa per essere approssimativi e superficiali, ma per imparare a riconoscere quando è un improbabile e dannoso perfezionismo a trattenerci, quando è la paura di metterci in gioco e di sbagliare a bloccarci nel nostro cammino.
Grazie anche di questo Darwin e buon compleanno!